venerdì 31 dicembre 2010

3.000.000 per me posson bastare?

Dal Secolo XIX del 30 dicembre si apprende del sequestro preventivo di beni e liquidità effettuato dalla Magistratura a carico del Geom. Tarabugi e delle realtà a lui collegate, per un ammontare provvisorio di circa 3.000.000 di euro.

Come nota giustamente il giornalista, la magistratura ha  semplicemente appurato che non è possibile che da un reddito di poco oltre 3.000euro al mese si possa giungere in così poco tempo a gestire un patrimonio immobiliare e mobiliare di tale entità.

Se poi maliziosamente si volesse contare quanto nel frattempo è stato speso, o quanto non è stato trovato dagli inquirenti perché magari è lontano da occhi indiscreti, beh allora è ancora peggio.

E fin quì nulla da eccepire, del resto sembra che quanto si sentiva del Geom. Tarabugi da anni era di assoluto dominio pubblico, non solo a Riomaggiore, ma anche La Spezia.

E come sempre, con tutte le cautele, alla fine i conti li farà l'oste, quindi sentiremo i giudici.

Se però si prospettasse veritiero un certo panorama, ci sarebbe da farsi qualche domandina.

Se fosse realmente frutto di tangenti o di malaffare questo patrimonio, da dove viene?
Se la maggior attività svolta dal professionista fosse solo nel Comune di Riomaggiore allora la risposta è semplice:
Questi soldi sono della gente di Riomaggiore che ha pagato fior di quattrini in più rispetto a quanto avrebbero pagato in un sistema pulito.
Se le dichiarazioni degli altri professionisti privati coinvolti nella vicenda fossero realistiche, allora vuol dire che chi ha pagato un team di professionisti (geometri, muratori, ingegneri etc), su di un lavoro di 100.000Euro avrebbe pagato 110.000, dato che certi professionisti hanno detto che il 10% andava al Geom. Tarabugi.

Se questo schema valesse anche per gli appalti pubblici, allora il COMUNE DI RIOMAGGIORE è stato alleggerito allo stesso modo.
Quindi trattasi di denari pubblici, sempre di provenienza comunque di cittadini, tramite imposte e tributi vari.

Per non parlare dell'Agenzia di viaggi del Parco a La Spezia, la cui ristrutturazione si dice sia stata fatta in carico alla Cooperativa Via Dell'Amore per un ammontare di oltre 83.000euro.
Eggià, oltre a fare un bel contratto pluriennale di 1500 o più euro di affitto, con i soldi delle Cooperative abbiamo fatto una bella ristrutturazione di lusso al fondo di P.zza Cesare Battisti.

Se questo fosse plausibile, allora il COMUNE DI RIOMAGGIORE non ha altra scelta che costituirsi PARTE CIVILE nel processo futuro.
Non sappiamo se questa ipotesi la può attuare il Commissario La Rosa, ma è una cosa che dovrebbe essere presa in considerazione.
In maniera ancora più indubbia, il prossimo SINDACO dovrebbe fare questa cosa immediatamente per rispetto ai cittadini che avrà il dovere di tutelare in tutti i modi, anche nel risarcimento dovuto al COMUNE che presiederà.

Un ultimo quesito, quello moralmente più pesante.
Dove erano i Sindaci tutti, che da lustri a questa parte erano in Comune.
Erano così inebetiti da non vedere niente e non voler sapere, dato che tutti sapevano?
Pensavano di nascondersi dietro al fatto che tanto il Geom. rispondeva del suo?
E se così fosse hanno lasciato che il popolo di Riomaggiore subisse questo?
Non vogliamo certo pensare male, ma se questa complicità indiretta e dovuta solo a essere incompetenti, incapaci o inetti... beh... allora... Complimenti.

Piano del Parco, Adieu!

Da Speziapolis apprendiamo che il Piano del Parco è stato revocato.
Siamo un po' indietro col lavoro, ma per fortuna qualcuno lucido c'è sempre.
Invitiamo a leggere quanto scritto sul blog di Speziapolis, in merito a questo importante documento, che è in grado di influire sulle nostre vite, come cittadini delle Cinque Terre, ma anche come operatori turistici, possessori di case e terreni e come lavoratori e praticanti di hobbies in genere.




La Regione Liguria ha finalmente, con apposita delibera n. 1482 del 2010, revocato il Piano del Parco delle 5 Terre adottato nel 2002. Ovviamente, continuando in una tradizione che non ha mai brillato in trasparenza, il sito del Parco riproduce il testo del Piano del 2002 senza alcun riferimento alla avvenuta revoca pubblicata nel BURL lo scorso 22/12 e approvata il 10/12 dalla giunta Regionale!
Speziapolis: Revocato il piano del Parco delle 5 Terre

domenica 26 dicembre 2010

Letture Natalizie, "Libertà" di Giovanni Verga

Dipinto di Pietro Annigoni dedicato ai fatti di
Bronte a cui si ispirò G.Verga.
Ci regaliamo come lettura Natalizia, questa Novella di Verga, che sicuramente molti conosceranno dai tempi della scuola, ma che riletta oggi di sicuro ha un maggior valore.


Non per le dinamiche dei fatti, qui il volgo nulla ha fatto, ma per la possibilità di illudersi che l'uomo ha innata, rispetto alla realtà che lo circonda e alle proprie capacità.


Dunque dalle Novelle Rusticane del 1883, ecco "Libertà".






Sciorinarono dal campanile un fazzoletto a tre colori, suonarono le campane a stormo, e cominciarono a gridare in piazza: - Viva la libertà! -
  Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava davanti al casino deigalantuomini, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa: un mare di berrette bianche; le scuri e le falci che luccicavano. Poi irruppe in una stradicciuola.
  - A te prima, barone! che hai fatto nerbare la gente dai tuoi campieri! - Innanzi a tutti gli altri una strega, coi vecchi capelli irti sul capo, armata soltanto delle unghie. - A te, prete del diavolo! che ci hai succhiato l'anima! - A te, ricco epulone, che non puoi scappare nemmeno, tanto sei grasso del sangue del povero! - A te, sbirro! che hai fatto la giustizia solo per chi non aveva niente! - A te, guardaboschi! che hai venduto la tua carne e la carne del prossimo per due tarì al giorno! -
  E il sangue che fumava ed ubbriacava. Le falci, le mani, i cenci, i sassi, tutto rosso di sangue! - Ai galantuomini! Ai cappelli! Ammazza! ammazza! Addosso ai cappelli! -
  Don Antonio sgattaiolava a casa per le scorciatoie. Il primo colpo lo fece cascare colla faccia insanguinata contro il marciapiede. - Perché? perché mi ammazzate? - Anche tu! al diavolo! - Un monello sciancato raccattò il cappello bisunto e ci sputò dentro. - Abbasso i cappelli! Viva la libertà! - Te'! tu pure! - Al reverendo che predicava l'inferno per chi rubava il pane. Egli tornava dal dir messa, coll'ostia consacrata nel pancione. - Non mi ammazzate, ché sono in peccato mortale! - La gnà Lucia, il peccato mortale; la gnà Lucia che il padre gli aveva venduta a 14 anni, l'inverno della fame, e rimpieva la Ruota e le strade di monelli affamati. Se quella carne di cane fosse valsa a qualche cosa, ora avrebbero potuto satollarsi, mentre la sbrandellavano sugli usci delle case e sui ciottoli della strada a colpi di scure. Anche il lupo allorché capita affamato in una mandra, non pensa a riempirsi il ventre, e sgozza dalla rabbia. - Il figliuolo della Signora, che era accorso per vedere cosa fosse - lo speziale, nel mentre chiudeva in fretta e in furia - don Paolo, il quale tornava dalla vigna a cavallo del somarello, colle bisacce magre in groppa. Pure teneva in capo un berrettino vecchio che la sua ragazza gli aveva ricamato tempo fa, quando il male non aveva ancora colpito la vigna. Sua moglie lo vide cadere dinanzi al portone, mentre aspettava coi cinque figliuoli la scarsa minestra che era nelle bisacce del marito. - Paolo! Paolo! - Il primo lo colse nella spalla con un colpo di scure. Un altro gli fu addosso colla falce, e lo sventrò mentre si attaccava col braccio sanguinante al martello.
  Ma il peggio avvenne appena cadde il figliolo del notaio, un ragazzo di undici anni, biondo come l'oro, non si sa come, travolto nella folla. Suo padre si era rialzato due o tre volte prima di strascinarsi a finire nel mondezzaio, gridandogli: - Neddu! Neddu! - Neddu fuggiva, dal terrore, cogli occhi e la bocca spalancati senza poter gridare. Lo rovesciarono; si rizzò anch'esso su di un ginocchio come suo padre; il torrente gli passò di sopra; uno gli aveva messo lo scarpone sulla guancia e glie l'aveva sfracellata; nonostante il ragazzo chiedeva ancora grazia colle mani. - Non voleva morire, no, come aveva visto ammazzare suo padre; - strappava il cuore! - Il taglialegna, dalla pietà, gli menò un gran colpo di scure colle due mani, quasi avesse dovuto abbattere un rovere di cinquant'anni - e tremava come una foglia. - Un altro gridò: - Bah! egli sarebbe stato notaio, anche lui! -
  Non importa! Ora che si avevano le mani rosse di quel sangue, bisognava versare tutto il resto. Tutti! tutti i cappelli! - Non era più la fame, le bastonate, le soperchierie che facevano ribollire la collera. Era il sangue innocente. Le donne più feroci ancora, agitando le braccia scarne, strillando l'ira in falsetto, colle carni tenere sotto i brindelli delle vesti. - Tu che venivi a pregare il buon Dio colla veste di seta! - Tu che avevi a schifo d'inginocchiarti accanto alla povera gente! - Te'! Te'! - Nelle case, su per le scale, dentro le alcove, lacerando la seta e la tela fine. Quanti orecchini su delle facce insanguinate! e quanti anelli d'oro nelle mani che cercavano di parare i colpi di scure!
  La baronessa aveva fatto barricare il portone: travi, carri di campagna, botti piene, dietro; e i campieri che sparavano dalle finestre per vender cara la pelle. La folla chinava il capo alle schiopettate, perché non aveva armi da rispondere. Prima c'era la pena di morte chi tenesse armi da fuoco. - Viva la libertà! - E sfondarono il portone. Poi nella corte, sulla gradinata, scavalcando i feriti. Lasciarono stare i campieri. - I campieri dopo! - I campieri dopo! - Prima volevano le carni della baronessa, le carni fatte di pernici e di vin buono. Ella correva di stanza in stanza col lattante al seno, scarmigliata - e le stanze erano molte. Si udiva la folla urlare per quegli andirivieni, avvicinandosi come la piena di un fiume. Il figlio maggiore, di 16 anni, ancora colle carni bianche anch'esso, puntellava l'uscio colle sue mani tremanti, gridando: - Mamà! mamà! - Al primo urto gli rovesciarono l'uscio addosso. Egli si afferrava alle gambe che lo calpestavano. Non gridava più. Sua madre s'era rifugiata nel balcone, tenendo avvinghiato il bambino, chiudendogli la bocca colla mano perché non gridasse, pazza. L'altro figliolo voleva difenderla col suo corpo, stralunato, quasi avesse avuto cento mani, afferrando pel taglio tutte quelle scuri. Li separarono in un lampo. Uno abbrancò lei pei capelli, un altro per i fianchi, un altro per le vesti, sollevandola al di sopra della ringhiera. Il carbonaio le strappò dalle braccia il bambino lattante. L'altro fratello non vide niente; non vedeva altro che nero e rosso. Lo calpestavano, gli macinavano le ossa a colpi di tacchi ferrati; egli aveva addentato una mano che lo stringeva alla gola e non la lasciava più. Le scuri non potevano colpire nel mucchio e luccicavano in aria.
  E in quel carnevale furibondo del mese di luglio, in mezzo agli urli briachi della folla digiuna, continuava a suonare a stormo la campana di Dio, fino a sera, senza mezzogiorno, senza avemaria, come in paese di turchi. Cominciavano a sbandarsi, stanchi della carneficina, mogi, mogi, ciascuno fuggendo il compagno. Prima di notte tutti gli usci erano chiusi, paurosi, e in ogni casa vegliava il lume. Per le stradicciuole non si udivano altro che i cani, frugando per i canti, con un rosicchiare secco di ossa, nel chiaro di luna che lavava ogni cosa, e mostrava spalancati i portoni e le finestre delle case deserte.
  Aggiornava; una domenica senza gente in piazza né messa che suonasse. Il sagrestano s'era rintanato; di preti non se ne trovavano più. I primi che cominciarono a far capannello sul sagrato si guardavano in faccia sospettosi; ciascuno ripensando a quel che doveva avere sulla coscienza il vicino. Poi, quando furono in molti, si diedero a mormorare. - Senza messa non potevano starci, un giorno di domenica, come i cani! - Il casino dei galantuomini era sbarrato, e non si sapeva dove andare a prendere gli ordini dei padroni per la settimana. Dal campanile penzolava sempre il fazzoletto tricolore, floscio, nella caldura gialla di luglio.
  E come l'ombra s'impiccioliva lentamente sul sagrato, la folla si ammassava tutta in un canto. Fra due casucce della piazza, in fondo ad una stradicciola che scendeva a precipizio, si vedevano i campi giallastri nella pianura, i boschi cupi sui fianchi dell'Etna. Ora dovevano spartirsi quei boschi e quei campi. Ciascuno fra sé calcolava colle dita quello che gli sarebbe toccato di sua parte, e guardava in cagnesco il vicino. - Libertà voleva dire che doveva essercene per tutti! - Quel Nino Bestia, e quel Ramurazzo, avrebbero preteso di continuare le prepotenze deicappelli! - Se non c'era più il perito per misurare la terra, e il notaio per metterla sulla carta, ognuno avrebbe fatto a riffa e a raffa! - E se tu ti mangi la tua parte all'osteria, dopo bisogna tornare a spartire da capo? - Ladro tu e ladro io -. Ora che c'era la libertà, chi voleva mangiare per due avrebbe avuto la sua festa come quella deigalantuomini! - Il taglialegna brandiva in aria la mano quasi ci avesse ancora la scure.
  Il giorno dopo si udì che veniva a far giustizia il generale, quello che faceva tremare la gente. Si vedevano le camicie rosse dei suoi soldati salire lentamente per il burrone, verso il paesetto; sarebbe bastato rotolare dall'alto delle pietre per schiacciarli tutti. Ma nessuno si mosse. Le donne strillavano e si strappavano i capelli. Ormai gli uomini, neri e colle barbe lunghe, stavano sul monte, colle mani fra le cosce, a vedere arrivare quei giovanetti stanchi, curvi sotto il fucile arrugginito, e quel generale piccino sopra il suo gran cavallo nero, innanzi a tutti, solo.
  Il generale fece portare della paglia nella chiesa, e mise a dormire i suoi ragazzi come un padre. La mattina, prima dell'alba, se non si levavano al suono della tromba, egli entrava nella chiesa a cavallo, sacramentando come un turco. Questo era l'uomo. E subito ordinò che glie ne fucilassero cinque o sei, Pippo, il nano, Pizzanello, i primi che capitarono. Il taglialegna, mentre lo facevano inginocchiare addosso al muro del cimitero, piangeva come un ragazzo, per certe parole che gli aveva dette sua madre, e pel grido che essa aveva cacciato quando glie lo strapparono dalle braccia. Da lontano, nelle viuzze più remote del paesetto, dietro gli usci, si udivano quelle schioppettate in fila come i mortaletti della festa.
  Dopo arrivarono i giudici per davvero, dei galantuomini cogli occhiali, arrampicati sulle mule, disfatti dal viaggio, che si lagnavano ancora dello strapazzo mentre interrogavano gli accusati nel refettorio del convento, seduti di fianco sulla scranna, e dicendo - ahi! - ogni volta che mutavano lato. Un processo lungo che non finiva più. I colpevoli li condussero in città, a piedi, incatenati a coppia, fra due file di soldati col moschetto pronto. Le loro donne li seguivano correndo per le lunghe strade di campagna, in mezzo ai solchi, in mezzo ai fichidindia, in mezzo alle vigne, in mezzo alle biade color d'oro, trafelate, zoppicando, chiamandoli a nome ogni volta che la strada faceva gomito, e si potevano vedere in faccia i prigionieri. Alla città li chiusero nel gran carcere alto e vasto come un convento, tutto bucherellato da finestre colle inferriate; e se le donne volevano vedere i loro uomini, soltanto il lunedì, in presenza dei guardiani, dietro il cancello di ferro. E i poveretti divenivano sempre più gialli in quell'ombra perenne, senza scorgere mai il sole. Ogni lunedì erano più taciturni, rispondevano appena, si lagnavano meno. Gli altri giorni, se le donne ronzavano per la piazza attorno alla prigione, le sentinelle minacciavano col fucile. Poi non sapere che fare, dove trovare lavoro nella città, né come buscarsi il pane. Il letto nello stallazzo costava due soldi; il pane bianco si mangiava in un boccone e non riempiva lo stomaco; se si accoccolavano a passare una notte sull'uscio di una chiesa, le guardie le arrestavano. A poco a poco rimpatriarono, prima le mogli, poi le mamme. Un bel pezzo di giovinetta si perdette nella città e non se ne seppe più nulla. Tutti gli altri in paese erano tornati a fare quello che facevano prima. Igalantuomini non potevano lavorare le loro terre colle proprie mani, e la povera gente non poteva vivere senza i galantuomini. Fecero la pace. L'orfano dello speziale rubò la moglie a Neli Pirru, e gli parve una bella cosa, per vendicarsi di lui che gli aveva ammazzato il padre. Alla donna che aveva di tanto in tanto certe ubbie, e temeva che suo marito le tagliasse la faccia, all'uscire dal carcere, egli ripeteva: - Sta tranquilla che non ne esce più -. Ormai nessuno ci pensava; solamente qualche madre, qualche vecchiarello, se gli correvano gli occhi verso la pianura, dove era la città, o la domenica, al vedere gli altri che parlavano tranquillamente dei loro affari coi galantuomini, dinanzi al casino di conversazione, col berretto in mano, e si persuadevano che all'aria ci vanno i cenci.
  Il processo durò tre anni, nientemeno! tre anni di prigione e senza vedere il sole. Sicché quegli accusati parevano tanti morti della sepoltura, ogni volta che li conducevano ammanettati al tribunale. Tutti quelli che potevano erano accorsi dal villaggio: testimoni, parenti, curiosi, come a una festa, per vedere i compaesani, dopo tanto tempo, stipati nella capponaia - ché capponi davvero si diventava là dentro! e Neli Pirru doveva vedersi sul mostaccio quello dello speziale, che s'era imparentato a tradimento con lui! Li facevano alzare in piedi ad uno ad uno. - Voi come vi chiamate? - E ciascuno si sentiva dire la sua, nome e cognome e quel che aveva fatto. Gli avvocati armeggiavano, fra le chiacchiere, coi larghi maniconi pendenti, e si scalmanavano, facevano la schiuma alla bocca, asciugandosela subito col fazzoletto bianco, tirandoci su una presa di tabacco. I giudici sonnecchiavano, dietro le lenti dei loro occhiali, che agghiacciavano il cuore. Di faccia erano seduti in fila dodici galantuomini, stanchi, annoiati, che sbadigliavano, si grattavano la barba, o ciangottavano fra di loro. Certo si dicevano che l'avevano scappata bella a non essere stati dei galantuomini di quel paesetto lassù, quando avevano fatto la libertà. E quei poveretti cercavano di leggere nelle loro facce. Poi se ne andarono a confabulare fra di loro, e gli imputati aspettavano pallidi, e cogli occhi fissi su quell'uscio chiuso. Come rientrarono, il loro capo, quello che parlava colla mano sulla pancia, era quasi pallido al pari degli accusati, e disse: - Sul mio onore e sulla mia coscienza!...
  Il carbonaio, mentre tornavano a mettergli le manette, balbettava: - Dove mi conducete? - In galera? - O perché? Non mi è toccato neppure un palmo di terra! Se avevano detto che c'era la libertà!... -

A Natale ci hanno regalato 80 commenti...


Grazie a tutti per i numerosissimi commenti...
E che commenti!

Ecumenicamente alla fine si potrebbe concordare quasi con tutti, dato che poi la verità è l'insieme delle cose.

Il frutto della Libertà è anche questo, e non c'è necessità di lamentarsene.
Pazienza per quello che non ci piace, e per le cose che dal passato ci ritornano, basta che non corrompano il futuro.

Dunque piano piano si aggiusta il tiro.
La politica accende gli animi, e da un post che parlava di PD e PDL all'attacco del territorio si è finito per parlare d'altro, per mostrare quanto poi nani alla fine siamo.

Anche all'interno dell'"Osservatorio" stesso ci sono diverse idee, e in base a quanto emerso questo, quello cui leggete sarà l'ultimo COMMENTO firmato come OSSERVATORIO RIOMAGGIORE (nell'area dei commenti ai post).
Dato che non tutti siamo perfetti, anche chi scrive può peccare di qualcosa, quindi, come richiesto da alcuni nostri Consiglieri, ci limiteremo a pubblicare solo il POST principale, e non lo commenteremo più, se non a titolo personale.

Per commentare a titolo personale abbiamo varie possibilità.
Dato che la Libertà ha un costo, ed è quello della responsabilità, vedremo come fare per poter evitare i post farlocchi.

L'anonimato non ci hai mai creato problemi, anzi, spesso è fonte di commenti interessanti.
Evidentemente però è anche fonte di disturbo, non tanto per noi dell'Osservatorio, che abbiamo veramente poco da nascondere (almeno si spera), quanto per le discussioni che si intavolano.

E' alquanto facile perdersi dietro discussioni fuorvianti, quindi è consigliabile cercare di evitarlo, o quanto meno provarci.

Sarà veramente non facile imparare ad essere più diretti, meno opportunisti, meno falsi e meno vigliacchi.
Meno male che comunque qualcuno si fa avanti col proprio nome e cognome, cosi da fugare dubbi, e questi son da ringraziare.

La strada è ancora lunga, e i pericoli spesso vengono anche dalla nostra pochezza, dalla mancanza di valori, dalla disonestà intellettuale e da quel piccoli egoismi che ci fanno sembrare degli ometti di poco conto, sempre con la paura di dire le cose come sono.

Auguri a tutti, belli e brutti, buoni e cattivi.

mercoledì 22 dicembre 2010

Cinque Terre: la trasversalità al bivio?

Sono uno spettacolo!
C'è ancora gente carcerata in attesa di giudizio o dipendenti ancora senza stipendio, e già si guarda con sguardo cinico al futuro. Finite le vacanze a Riomaggiore, scambiati i lacrimosi abbracci tra i sussurri pisani, the Show Must Go On.

Crollato il principato Riomaggiorese, continua la battaglia dei feudi confinanti per accaparrarsi quanto lasciato sul terreno dallo sconfitto.
Sono finiti dunque i tempi in cui la trasversalità politica era il fulcro della gestione degli equilibri del potere.

Il PD cerca di mantenere intatta la geografia territoriale blindando il quartier generale del Parco a Riomaggiore, dove la posizione andrà militarmente difesa vincendo le prossime elezioni comunali e con lo scranno di un sindaco PDista si assicurerà la testa di ponte del potere rosso che da Spezia guarda alla riviera.

Da Monterosso il PDL, fortificato nel comune con la lista bulgara di centro-destra, cerca di guadagnare terreno tentando la carta logistica di alloggiare la Presidenza, come fosse un capo di stato che tenti di governare dall'estero.

Intervista del Sen. Grillo, SecoloXIX del 22-10-10  pag.20
Clicca per ingrandire.


Presidente della Provincia Fiasella a Cronaca4


Adesso, come scherzavamo noi nel post precedente, se la questione riguardasse solo dove abbia sede l'ufficio della presidenza, beh, che lo si facesse pure dove aggrada meglio.
Villa Montale portebbe essere una sobria sistemazione, se l'edificio nuovo di zecca a Manarola non andasse bene, ma pure sulla costa di Muro ci sarebbe tranquillità e serenità per il prossimo presidente, che tanto avrà da fare.

Ma in questo Iraq liberato, ci sarà il petrolio se ci affanna così tanto?
Il fattore quindi è ben altro, come nota Fiasella, è la Via Dell'Amore.
Quella è la questione, il Parco è in realtà la "Via Dell'Amore".

Qui non si gioca più a fare gara a chi farà di più per l'ambiente, qui ci si gioca un business di milioni all'anno, con tutto il giro di affari e potere che la presidenza di un ente comporta.
E da quella cabina di regia è più facile tenere tutto sotto controllo.

Adesso giocano tutti a chi ne sapeva di meno di questa faccenda, eppure il vicepresidente del Parco era il Sindaco Betta, che come gli altri sindaci faceva parte della Comunità del Parco, Sindaci che per altro non hanno mai fatto segreto di come la gestione dei comuni e del Parco fosse fatta in totale sinergia.
Nel consiglio del Parco c'erano pure esponenti illustri del PD spezzino, quindi anche questi se erano tutti in buona fede forse è l'ora di dubitare delle loro capacità politiche e gestionali.

Chissà da lassù cosa ne penseranno di questo sciacallaggio, i vecchi che han fatto la Via dell'Amore con le loro mani e che ora son tutti morti.
Anni fa, gli ultimi superstiti che all'epoca erano giovani manovali,  ricevettero una lettera, che chiedeva loro se ritenevano che la Via dell'Amore dovesse essere a pagamento.
Quasi tutti risposero di no, furono ringraziati per aver fatto sapere come la pensavano, e si tirò innanzi.

Sempre dal secolo di oggi, alla stessa pagina 20, troviamo un articolo che da l'idea dell'assurdità della situazione. La carcassa a cui le iene stanno strappando le membra non è ancora morta, ma sussulta tra gli spasmi.
I dipendenti della SENTIERI e TERRAZZE non hanno ancora ricevuto una lira di stipendio!!!

I giornali lo dicono da tempo, e anche noi dell'Osservatorio Riomaggiore avevamo già affrontato la questione il 30 novembre scorso.

Possibile che questi energici politici non menzionino la cosa e non si adoperino per risolverla?
E' gente credibile quella che ha in mano questa situazione, e che, senza manco pensare ad un passo indietro, abbia pretese di gestire ancora il futuro del nostro territorio?

Come dice Grillo l'affaire era al comune di Riomaggiore, e come dice Fiasella si dovrebbe aspettare che a Riomaggiore ci sia un sindaco eletto.

Noi di certo non aspettiamo lo stesso sindaco che si aspetta Fiasella.
Noi ci aspettiamo un sindaco che restituisca al COMUNE DI RIOMAGGIORE quello che gli appartiene in todo, moralmente, giuridicamente e materialmente.
Poi vedremo tutto il resto.

lunedì 20 dicembre 2010

Sede del Parco a S.Bernardino.

Lotta tra titani.
Vince "il Gigante di Monterosso"?
Apprendiamo dai giornali (SecoloXIX) che il Parco Nazionale delle Cinque Terre potrebbe spostare la sede ufficiale a Monterosso al Mare.

Tra gli "inorriditi" il Presidente della Provincia Marino Fiasella, reduce dell'ultima estate ospite delle Case del Parco a Riomaggiore.

Sempre dal giornale si legge che lo stesso Fiasella ritiene che le decisioni del Commissiario Cosentino non abbiano spessore, e che la scelta di Monterosso come sede sia assolutamente immotivata e che "scipperebbe" i Riomaggioresi di un qualcosa. Si parla addirittura di "atto punitivo" verso una Riomaggiore che ha dato tutta se stessa (è vero abbiamo dato anche l'anima per non dire di peggio...), conservando le strade strette e le scalinate.
Abbiamo conservato le strade stette e le scalinate? Ma perchè... dalle altre parti trasformano le salite in pianure?

Sempre Marino Fiasella, che parlava di un "nuovo caso Tortora", dice che si sta confondendo "fra inchiesta giudiziaria e solidità del Parco".

Noi, come sempre umilmente, riteniamo che se il Parco è solido poco importa dove ha la sede.
Se il Commissiario ed il Ministero così decidono, significa che hanno facoltà di farlo.
Non riteniamo che il Parco Nazionale delle Cinque Terre e L'Area Marina protetta subiscano conseguenze da uno spostamento delle propria sede, dato  che questa rimane nelle Cinque Terre.
Riteniamo invece che sia una scelta politicamente e tecnicamente sensata, che aiuterà sicuramente una ripresa delle normali attività della direzione del Parco, limitando ingerenze e rigurgiti assai probabili se la logistica degli uffici amministrativi lo consentirà.

Possiamo consigliare solo ai Monterossini, dato che il comune ha sede al paese vecchio, che il Parco lo facciano a Fegina, più lontano possibile.
Abbiamo infatti sperimentato a Riomaggiore che la troppa vicinanza tra Enti, sindaci, geometri e presidenti può essere assai perniciosa.

Sempre dallo stesso articolo abbiamo notizia del feudo del Senatore Grillo, con in comune una lista di centro-destra, unica presente alle elezioni scorse.
Beh, il presidente della Provincia Fiasella, esponente del PD, potrebbe commentare come mai il suo partito non è stato in grado di presentare una normale lista comunale, mentre a pochi chilometri, le liste collegate al suo partito prendevano quasi l'80% alle europee, tanto da diventare il paese più rosso della provincia.
Si poteva forse parlare prima di feudi?

Seppoi si ritiene che Monterosso sia il feudo del Senatore Grillo, come il giornale fa notare, e che a Monterosso ci siano pasticci grossi, di cui ne risulta attendibile riscontro quanto emerge dalle intercettazioni, bene allora pensiamo ad un altro luogo ancora.

Non si capisce molto bene questa dura presa di posizione del Presidente Fiasella contro il Commissario Cosentino.
Se è vero che un commissario ha anche obblighi di preparare il terreno ad una nuova maniera di gestire, noi pensiamo che la sua direzione abbia tutto il diritto a decidere a questi propositi.
Probabilmente egli stesso ha avuto la capacità di giudicare che la situazione a Riomaggiore è assai incancrenita e tumefacente, ed un cambio non può che far del bene alla sopravvivenza stessa dell'ente.
D'altronde anche quando il Commissario, con estrema buona volontà, riesce a reperire fondi, si trova di fronte a situazioni incredibili, come cooperative che non sono nemmeno in regola con il DURC, cosa che una piccola ditta di muratori albanesi ce l'ha aggiornato tutti i mesi.
Di queste cose forse Fiasella, il PD e la Lega Coop si dovrebbero preoccupare, o avrebbero dovuto farlo.

Alla fine a questo Commissario, gli si vuol dare una mano oppure lo si vuole imprigionare nelle logiche di spartizione dei poteri?

Perché questa alla fine è l'impressione che se ne ricava da questa vicenda.
Una lotta tra Titani, feudi e principati gestiti alla Machiavellica maniera, partiti e uomini politici che si gettano sulla carcassa a spolparne le ossa, con la Comunità del Parco in perfetto silenzio.
E come sempre la gente del paese e i dipendenti delle Coop sanno tutto per ultimi e quasi sempre dal giornale.
Alla faccia della democratica partecipazione, della trasparenza e delle varie questioni morali.

Un antico proverbio Bretone dice:

Non importa dove dormi, ma con chi dormi.


Bene, a noi non ce ne frega niente di dove vada a finire la Sede del Parco, che la facciamo pure a S.Bernardino, vorremmo solo che ci dentro ci vada qualche persona per bene, illuminata sufficientemente per fare cose normali e preoccuparsi dei cittadini.

sabato 18 dicembre 2010

Il Secolo XIX e la Decadenza Riomaggiorese.

Secolo XIX 17-12-2010 pag.19
 (clicca per ingrandire)
Quale può essere lo scopo di un giornalista che scrive un articolo simile?
Può essere, il poverino, effettivamente in buonafede?

E' ancora troppo presto perché si dica il famoso "era meglio quando si stava peggio", ma è ancora troppo presto per addebitare alla mancanza della Guida delle istituzioni come causa dei mali indicati in questo inverecondo articolo.

E' tanto tempo che la stampa, definita "cane da guardia della democrazia", ha deciso di abdicare a tale ruolo.
Certi atteggiamenti prima forse lo si potevano capire, non fosse altro per i compensi che Publirama, la nota agenzia Concessionaria della pubblicità di quotidiani riceveva dall'Ente Parco, tramite i propri canali di elargizione, per pubblicizzare le proprie attività, fossero progetti europei o altro.

Ma adesso a cosa serve strumentalizzare il nulla, creare la sfiducia nel futuro, e dispensare menzogne a piene mani con articoli come questi?

Chiaro che una testata grande e importante come il Secolo XIX forse non può controllare la veridicità di tutte le informazioni contenute in un articolo, questo forse è troppo chiedere.
Ma al caporedattore forse possiamo chiedere di risparmiarci questi articoli spudoratamente viscidi, con quella punta di malizia che chiunque intravede, non serve un Pulitzer a leggere quest'accozzaglia di frasi tristi e dirci che è ruffianeria andata a male.
Non ci vuole tanto a capire che quello che vede in giro oggi sono i risultati della decadenza di anni, e non la manifestazione della decadenza scaturita dagli eventi di 3 mesi.

Seppoi lo scopo è quello di dire che era meglio prima allora e che bisogna facilitare il ritorno del passato... allora va bene così.
Complimenti per lo scoop.

Comunque se proprio vogliamo sollazzarci, analizziamo dil viaggio di R.S. nel paese simbolo del Parco delle Cinque Terre Riomaggiore:

Il point internet del Parco alla stazione è difficilmente accessibile in quanto l'intonaco è caduto.
Bene, la ristrutturazione di tale immobile è recente, è stata fatta bene o male?
Dobbiamo cercare e dire chi l'ha ristrutturato?
E' ancora in garanzia o è assicurato?
Adesso non si può fare niente perchè c'è il commissario e non può spendere?
Concesso questo, si mette in sicurezza togliendo le parti fragili, normale procedura che avviene anche in Corso Cavour.

Via Tracastello bloccata da una frana all'incrocio di via Signorini.
Ci vogliono 25000 euro e il comune langue?
Non veniamo a dire che un Commissario prefettizio non può far sgombrare una strada, e se non ci sono 25000 euro allora la cosa è non grave, gravissima e la gestione precedente deve averne combinate più di quelle che sappiamo.
Inoltre il muro crollato è privato, forse danneggiato da una strada pubblica fatta alla carlona, ma il muro crollato purtroppo, caro R.S. è privatissimo.
E la strada dove è crollato? Lasciamo perdere...

Gli ascensori sono fermi.
Uno è fermo per manutenzione da Agosto, non si sa perché. Probabilmente la ditta non è stata pagata, e vale quanto sopra, non ci sono soldi... male, non c'erano già ad agosto... malissimo.
L'altro ascensore deve finire di essere costruito, chissà se lo si farà?
Anche in questo caso, sono 4 anni che l'ascensore è in costruzione e una gru gialla incombe indecente e pericolosa sul paese. Questa gru era nuova quando è stata portata, cosa può costare un macchinario del genere fermo? Come mai non è stata finita se i soldi erano stanziati, oppure se i soldi non c'erano, quale pazzo ha ordinato di farla?
Vogliamo dare un'occhiatina ai nomi presenti nel cartello di concessione edilizia?
Vogliamo domandare al tecnico comunale che ne era responsabile?

Ci si lamenta che la televisione non funziona.
Il famoso impianto via cavo, una vera è propria rivoluzione dell'allora sindaco Bonanini.
Ottima idea, ma i tempi cambiano e cosa è successo?
Che questo impianto ha dei costi spaventosi, per poi funzionare a singhiozzo o a macchia di leopardo.
Ha fortemente limitato la diffusione della normale televisione, e ora anche del digitale terrestre.
I decoder compatibili con questo sistema manco esistono più.
Bene, ha tolto le antenne, ma quante parabole ci sono in giro?
Lo ha fatto questo giro, caro R.S. o non lo ha fatto?
Lo sa che il diritto all'informazione è tutelato dalla costituzione?
Allora le antenne ci possono essere, con un minimo di decoro, come avviene in tutti i centri storici.
Purtroppo le realtà dove esiste la TV cavo, sono gestite ed hanno un costo, non a caso ci sono ditte o compagnie di telecomunicazione, che si fanno pure concorrenza.

Rischia di saltare la connessione Internet.
Ma si rende conto di quello che dice?
Si informi, e scoprirà che a saltare è semmai una convenzione con Telecom Italia, per un certo numero di abbonati privati, che pagano una tariffa.
Il merito di questa questione è che l'allora Presidente del Parco trovò una soluzione in quanto le Cinque Terre non erano ancora raggiunte dalla banda larga. E fece bene, perché aveva ragione, il digital divide era un problema e le grosse compagnie non servivano i centri piccoli in quanto le centrali dell'epoca non garantivano il ripagamento del costo della centrale stessa, se gli  utenti erano pochi.
Adesso come sopra, i tempi sono cambiati.
Si può chiedere ad una persona di pagare 16euro al mese per una ADSL a 1.2Mega quando il mercato ti offre tariffe flat a 10euro per 7mega?
Il mercato è aperto, e la gente sceglie.

La conduttura delle fogne è guasta.
E' meglio non dire da quanto tempo è guasta, glielo garantiamo, e ci sono tanti suoi colleghi, caro R.S., che i giretti a Riomaggiore se li facevano pure prima e non vedevano i "sommergibili marroni".

Diminuiranno le bandiere blu.
Ecco, questo lo chieda a Roberto Della Seta, magari se facevano il Villaggio Europa, che lui strenuamente difendeva, magari ce ne davano pure di più di bandiere.

Ci sarà qualcuno disposto a fare il sindaco in questo paese?
Ci creda, di coraggio, faccia buona ce ne voleva molto di più prima, a fare il sindaco in questo paese.
Dorma pure sogni tranquilli, caro R.S. che ci sarà un sindaco, ed è vero, avrà un ingrato compito, quello di tirare le somme e dire la verità di quanto è successo e spiegare alla gente in che condizioni siamo veramente.

Da domani il Commissario Cosentino dice che si pagheranno tutti i servizi.
Caro R.S. anche in questo caso non si preoccupi.
La gente delle Cinque Terre ha sempre messo mani al proprio portafoglio.
Ci siamo sempre pagati tutto, e in questi anni forse abbiamo pagato anche il 10% in più di quello che ci voleva a fare un lavoro edile in casa propria.
Quelli delle Cinque Terre han sempre pagato, qualsiasi cosa ci fosse da pagare, in anticipo.
E' adesso che ci guardano come ladri, è adesso che ci vogliono fare la pelle e che ci accusano che "la gente delle cinque terre sono dei farabutti!"

Vada pure a chiedere qualche vecchio negoziante a Spezia, se quelli delle Cinque Terre pagano e han sempre pagato tutto e puntualmente.
Chieda pure agli avvocati, che ne abbiamo pagati tanti e ne continueremo a pagare, perché la legge ci piace.
Siamo orgogliosi dei nostri vecchi, e ci faccia il caro piacere, non li menzioni più, per rispetto.
Li hanno presi in giro abbastanza, c'è solo da pregare che non tornino sulla terra e ci prendano a calci nel sedere.

Si preoccupi invece, caro R.S., di leggersi qualche articolo di gente di mestiere.
La smetta di adulare e di essere così furbescamente servile.
Faccia il suo dovere, informi, con coscienza.

giovedì 16 dicembre 2010

Legge 183: Lavoratori Tiè!!!

Tempi duri alle Cinque Terre, in Italia, in Europa e tutto il resto.
I governi sono sempre più spinti a distruggere tutto ciò che in tema di tutela del lavoro è stato fatto da inizio secolo scorso ad oggi.
Saranno i timori del double-dip economico, la teoria per la quale si prevede una fase 2 della crisi globale e quindi un suo sviluppo a "W", o saranno gli intenti generali di un sistema che vuole rendere il lavoratore merce usa e getta, ma i risultati sono questi.
Flessibilità intesa come abbassamento degli obblighi del datore di lavoro, e terminazione del lavoratore come soluzione dei problemi senza conseguenze.

Approvata il 4 novembre 2010, la Legge 183 detta anche "Collegato Lavoro", sembra cadere a fagiolo per annullare molte situazioni che potrebbero portare conseguenze ai datori di lavoro, anche per quanto riguarda la pubblica amministrazione, in materia di ricorsi o impugnazione di risoluzioni di contratti di impiego, valido anche per quelli a termine e per quelli di collaborazione (tra cui i famosi co.co.pro e co.co.co).

Tra le dichiarazioni trovate in rete segnaliamo questa, di Paola Saraceni dell'UGL, ma solo in quanto breve e concisa.



La legge n. 183 del 4 novembre 2010, nota come “collegato lavoro”, contiene una norma della quale non è stata data nessuna informazione. 
Si tratta dell’art. 32, commi 3 e 4 che stabilisce come le disposizioni di cui all’art. 6 della legge 15/7/1966 n. 604 (prescrivono che il licenziamento del dipendente va impugnato entro 60 gg.) si applicano anche: ai contratti a termine; ai rapporti di collaborazione coordinata e continua (co.co.co); ai rapporti di collaborazione coordinata a progetto (co.co.pro.) ed è retroattiva, vale  cioè non solo per i rapporti di lavori futuri, ma anche per quelli in essere e per quelli già conclusi.
In particolare, la legge stabilisce che tutte queste persone devono fare l’impugnazione contro l’amministrazione entro 60 gg. dall’entrata in vigore della legge. 
Poiché la legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 9.11.2010 la stessa entra in vigore dopo 15 giorni e cioè il 24 novembre 2010 e da questo momento scattano i 60 giorni.  
Fino ad oggi la legge precedente dava anche anni di tempo al lavoratore per regolare i conti con  chi pensava lo avesse trattato ingiustamente. Ora, viene fissato un termine ravvicinato che riguarda tutti i casi pregressi, proponendo al precario o ex precario un bivio:
“Fare subito causa o metterci una pietra sopra”.

Per chiarimenti meglio leggersi il testo di legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 9 Novembre, oppure chiedere ai propri sindacati, rappresentanti, o datori di lavoro (?).

Si può trovare tutto sul sito del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali.

Per i casi pregressi il 23 gennaio 2010 è dunque l'ultimo giorno per scegliere di avvalersi di questa ipotesi per autotutelarsi, altrimenti la cosa è molto semplice, si tace per sempre perdendo ogni diritto.
Per gli altri casi ci sono 60 giorni per ricorrere.
In un mondo in cui chi è figlio delle tante galline bianche forse questo non preoccupa più di tanto, ma per chi fa  costantemente "danza classica sulla lama del rasoio"  e potrebbe finire nella lista dei nominati sarebbe il caso si informasse.

domenica 12 dicembre 2010

NOVIS REBUS STUDEO


Non è facile ricominciare, ma c'è qualcosa di estremamente bello nel sapere che è possibile farlo con estrema civiltà.

L'incontro di oggi 11 dicembre al Castello di Riomaggiore è stato significativo di molti diversi sentimenti, passati presenti e futuri.

Noi dell'"Osservatorio" siamo interessati a tutti gli eventi che riguarderanno il futuro dell'amministrazione del Comune di Riomaggiore, e nelle nostre possibilità e col nostro modo di pensare e agire ci proponiamo di contribuire ad ogni possibilità che assicuri il cambiamento certo.

Riteniamo indispensabile il dialogo tra tutte le parti, come riteniamo indispensabili semplici concetti ai quali non è facile rinunciare.
Se parliamo di "nuovo", questo non può che comprendere una serie di caratteristiche basilari, di cui l'età è indubbiamente l'ultima discriminante.
Questo "nuovo" pensiamo sia più facile da far emergere, se ci saranno "passi indietro" di numerose situazioni che riteniamo conflittuali con una vera svolta.
Nei partiti, in primis, che riteniamo del tutto superflui, ma che ovviamente cercheranno spazi e opportunità in questa situazione, non vediamo nessuno sforzo.
Ma la cosa non ci stupisce e non ci tocca.  

Comunque restando a oggi, per il luogo, le modalità del dibattito e gli impegni presi, è indubbio che qualche cosa è profondamente e irreversibilmente cambiato.
Adesso tocca alla popolazione tutta, contribuire quanto più palesemente e in maniera sostanziale alla messa in opera del cambiamento.
Inutile ricordare i rischi e l'inutilità di lasciare questo processo di ricostruzione ad altri.

Questo vale per tutti.
Ci ha molto stupito che nemmeno un dipendente delle Cooperative abbia oggi presenziato a questa importante riunione.
Non pensiamo ci siano ordini di scuderia, ma è quanto mai bizzarro che non si percepisca quanto sia necessaria e imperativa la presenza di giovani che hanno una realtà lavorativa da ricostruire e consolidare.
E' anomalo che non si interessino dei fenomeni che produrranno una nuova forma di pensiero che influirà direttamente nel Comune, istituzione determinante per la loro esistenza sul territorio.
Siamo certi che siano consapevoli del fatto che sarà il loro impegno nella costruzione del futuro e la loro capacità di adattamento a consentire loro il superamento di questo momento.

Buon lavoro dunque al neonato laboratorio politico.
Benvengano tutti quelli in buona fede che hanno una reale aspirazione al cambiamento politico.


Novis Rebus Studeocome dicevano gli antichi, quando si riunivano nell'intento di cambiare ciò che non andava nella politica di governo.


- - - -


cerchiamo di essere precisi... dipendenti delle coop c'erano... forse non li avete visti... non sembrate così attenti!!!
12 dicembre 2010 17:03

Modifichiamo il post aggiungendo questo importante commento, che ci è pervenuto.
Come già risposto, ad un certo punto dell'incontro è emerso che non erano presenti presenti del mondo delle cooperative, e nessuno si è fatto avanti.
Possiamo solo supporre che chi c'era se ne fosse andato, dato che la cosa non è stata breve.
Ci scusiamo se non siamo stati precisi, e riteniamo che anche una presenza minima è un contributo importante.
Di fatto l'essenza del nostro pensiero non cambia, dato che viviamo un momento in cui sarebbe importante che realtà ritenute vitali non debbano manifestarsi eteree o silenziose. 
Siamo a disposizione se qualcuno volesse aggiungere qualcosa.

mercoledì 8 dicembre 2010

Ma dove eravate prima...

Dato che i nostri preziosi visitatori ce lo chiedono, e noi non ci tiriamo indietro, completiamo la trilogia del "chi siamo, cosa vogliamo e dove eravamo". 


Speriamo adesso di aver fugato ogni dubbio e di finire di dover parlare di noi, così da poter parlare di tutto il resto:


Anonimo Anonimo ha detto...

buon giorno, vi stò seguendo da un pò di tempo, complimenti per la lodevole iniziativa, e soprattutto per il coraggio che i questo momento dimostrate.
ma ! ma (non vi conosco personalmente e quindi scusate Dubito) prima cosa facevate?


per carità non fraintendetemi, capisco e sò, che prima c'era il "terrore" o con Lui o contro di Lui, ma ri propongo Voi cosa ....
questa domanda (visto che non sono li) potrebbe chiarire non solo a me a a tanti altri che conosco e che ne parlano
ancora grazie e buon lavoro !
07 dicembre 2010 21:17


Carissimo Anonimo/a,

  come detto, se fossimo persone dubbie risponderemmo frettolosamente, oppure potremmo sintetizzare con un antico proverbio toscano, che recita circa così:

"Chi l'ha 'n 'ulo lo tenga e si mova pohò"

In sostanza l'antica saggezza suggerisce che quando si è in situazioni in cui è difficile, se non impossibile, aver ragione dei problemi che ci affliggono e meglio non agitarsi troppo, onde evitare ulteriori dolori.

La realtà è invece assolutamente più complessa, e necessita di approfondita analisi.
Il coraggio è da lasciar da parte, per il coraggio ormai è tardi, adesso ci vuole solo onestà intellettuale e di coscienza.
Non dimentichiamoci che abbiamo sangue antico, popolo dalle origini misteriose che ha passato indenne innumerevoli problemi secolari, dalla fame, ai pirati alle difficoltà del luogo.

Dunque dove eravamo?
Eravamo a cercare di fare una vita normale, mentre evidentemente il mondo che ci circondava stava crollandoci addosso, tra l'abbondanza, le menzogne, gli egoismi e propri orticelli.
Non tutti eravamo nello stesso luogo.
C'era chi di noi lavorava nel Parco con entusiasmo e fiducia, c'era chi affittava le camere e sperava che un sussurro non gli costasse la licenza, c'era chi se ne andava al mare e non ci pensava, c'era chi aspettava l'estate perché arrivano tante americane belle fresche, c'era chi pagava gli avvocati e si rovinava la vita per far rispettare diritti garantiti, c'era chi si guardava in giro con sospetto, c'era chi andava a lavorare mentre altri prendevano belle paghe senza manco andarci a lavorare, c'era chi studiava in altre città, c'era chi si è fatto venire i capelli bianchi in attesa dei comodi dell'ufficio tecnico, c'era chi accettava le cose com'erano e basta lì, c'era chi aveva grossi dubbi e chi non se ne poneva, c'era chi sperava che le cose fossero diverse, c'era chi sperava di essere in buone mani e c'era chi diceva che di quelle mani non c'era da fidarsi, c'era gente che aveva benefici da uno sviluppo generale e ne accettava i difetti, c'era chi semplicemente pensava ai fatti suoi nel bene e nel male.
Tutti eravamo da qualche parte, incluso tanti nei luoghi deputati del potere e della politica.

Tornando alla saggezza popolare, quando un treno va a 200km all'ora e nessuno può fermarlo, questo treno andrà a schiantarsi. Alcuni che erano sopra son saltati, alcuni che ci sono rimasti per comodo o per necessità si son schiantati, altri lo son stati a vedere e basta, chi ha provato a fermarlo o rallentarlo è stato impietosamente travolto.

Dopo questo gran casino in molti si son chiesti come si è arrivati a questi punti, e molti sono rimasti colpiti da qualche cosa, nel proprio profondo, che non potrà mai più tornare integro.

Come può un condottiero di un popolo non insorgere davanti ad un personaggio bieco che arriva a dire "facciamo venire due da Capo Rizzuto" contro un figlio della propria terra?

Adesso dove siamo?
Siamo qui in mezzo alle macerie sociali e cerchiamo ognuno di mettere una mano, perché il nostro ridiventi un bel paese di Riviera dove vivere e bello, e dove non ci venga mai più voglia di andarcene.





martedì 7 dicembre 2010

Da che parte staranno mai...

Siamo stati interrogati più volte sul fatto se facciamo politica ed eventualmente da che parte stiamo.

Oggi sul Secolo XIX, in un articolo di Sonda Coggio, siamo stati citati tra le numerose realtà emergenti a Riomaggiore, siamo contenti di questa citazione, e anche se non era specificata la nostra natura, ci teniamo a chiarire:

Facciamo politica?
Si, se per politica si intende partecipare alla vita politica del nostro comune e nel senso generale della Polis, come partecipazione attiva e paritaria di tutti i cittadini con gli stessi diritti.

La nostra è un associazione culturale, abbiamo iscritti con idee politiche di tutte le direzioni, ma quando si parla del nostro paese questo magicamente scompare e ci troviamo unanimemente solidali nella consapevolezza che il ruolo dell'"Osservatorio Riomaggiore" è estraneo ai giochi di ruolo politici e di potere.

Siamo solo interessati alle modalità e ai risultati che queste aggregazioni, politiche o non, produrranno una volta in gara e poi elette nel comune di Riomaggiore, nei rispettivi ruoli di maggioranza e opposizioni.
A queste entità promettiamo una scrupolosa e meticolosa supervisione esterna, dal basso, più libera e indipendente possibile.
Questa possibilità ci è costituzionalmente garantita, e siamo intenzionati ad esercitare il diritto di controllo e critica cui si espone chi vuole governare.

Non poniamo limiti ai nostri iscritti, se essi vogliono partecipare alla competizione politica, se non quelli previsti dal nostro statuto a garanzia della nostra indipendenza. Come cittadini siamo elettori, e con questo tutti i diritti e doveri annessi.

Sembra che ci vogliamo ritagliare un ruolo facile, ma non lo è, non lo è nemmeno adesso e non lo sarà dopo. Non è facile esporre tematiche difficili, che possono riguardare cittadini e amministrazioni che conosciamo, la forza la troviamo nel fatto che è necessario andare avanti e cambiare per non perire. Se lo facciamo in maniera forte e provocatoria e per ribadire che indietro non si torna.

In questo momento di confusione non ci tiriamo indietro, ci sono ancora mesi alle elezioni e riteniamo che il paese vada informato, vada aiutato nei vari processi di aggregazione e vada tutelata la pace sociale.
Non siamo molto preoccupati di "fare liste", siamo più preoccupati dell'occupazione e dei risvolti sociali di questa crisi. Siamo preoccupati come alcuni partiti si affrettino a occupare i luoghi del potere, e non ad interagire con i dipendenti delle cooperative lasciati ad operazioni di morte lenta e assistita, senza fornire loro un fortissimo e onesto supporto.
Siamo preoccupatissimi che molte persone si parlino a bassa voce, bisbiglino e che lo facciano mentre parlano del FUTURO. Mentre parlano di come ci si possa mettere d'accordo per "andare in comune".

Ci sembra un momento in cui si deve parlare chiaro, anzi chiarissimo!

Se auspichiamo una direzione politica da prendere per noi è facile sapere quale.
Vogliamo gente motivata, assolutamente non coinvolta, di comprovata e assoluta volontà riformatrice.
E come riforma intendiamo l'applicazione alla lettera dei doveri che ha un Sindaco di fronte alla sua cittadinanza, senza pretendere niente in cambio, nemmeno la riconoscenza, e garantendo a tutti lo stesso trattamento previsto dagli ordinamenti.
Pretendiamo che questo lo faccia in trasparenza totale, nell'interesse primo dell'istituzione che rappresenta, del territorio e poi di tutti i cittadini.

Auspichiamo quindi che ci sia una salutare alternanza in futuro, a garantire l'impossibilità della creazione di mafie, rendite di posizione, reti di complicità a vari livelli.
Auspichiamo che i cittadini prendano coscienza, si esprimano come meglio credano, partecipando numerosi, in tutte le forme possibili e si mobilitino per essere autori del proprio futuro.

venerdì 3 dicembre 2010

I porci comodi.

Se domandare è lecito, e rispondere è cortesia, avremmo da sottoporre alcuni quesiti al Commissario Cosentino e al Commissario La Rosa.

E' vero che il fondo che ospita l"Agenzia Viaggi del Parco 5 Terre" di Via Battisti a la Spezia è di proprietà della società '"Immobiliare Viani Genny SAS", società che fa a capo alla moglie del Geom. Tarabugi?

E' vero che tale fondo è stato oggetto di ristrutturazione e arredato a spese del comune di Riomaggiore e della Cooperativa "Via Dell'Amore" per svariate decine di migliaia di Euro?

E' vero che la Cooperativa "Via dell'Amore" tutt'ora eroga un affitto mensile alla sopracitata società immobiliare di 1800euro mensili?

E' vero che questi contratti sono stati concordati dall'Ex Sindaco Gianluca Pasini, allora Presidente della "Via Dell'Amore" e quindi avvallati dal relativo consiglio direttivo?

Dall'ordinanza di custodia cautelare, pag.700 (ma in altre pagine anche) leggiamo:
Dalla stessa conversazione si evince che parte della documentazione compromettente è stata cautamente affidata in custodia al Sindaco Gianluca PASINI il quale si è evidentemente prestato, per eludere le indagini, ad occultarla all’interno di una cassaforte lontana dal comune, ubicata nella propria agenzia di viaggi, sita in p.le Cesare Battisti di La Spezia.


E' vero che esistono altri immobili di proprietà della suddetta Immobiliare di cui il Comune di Riomaggiore paga l'affitto?

Non vogliamo sparare sulla Croce Rossa, ma siamo costretti a chiederci, se il Commissario Cosentino giustamente ha facoltà di sospendere il finanziamento alla Cooperativa "Via dell'Amore" per quanto riguarda il capitolo di gestione dell'Asilo Nido, potrebbe anche avere facoltà di esprimersi in questo merito?

E' stato informato di queste situazioni nelle numerose riunioni con i vertici delle Cooperative?

E' ancora moralmente e formalmente lecito foraggiare mensilmente con denaro, anche di origine pubblica, persone coinvolte profondamente nell'inchiesta?

Ancorché questa situazione fosse legale, e sulla quale doverosamente faranno luce Procura e Guardia di Finanza, e se queste informazioni sono di dominio pubblico e a quanto pare ampliamente documentabili, possono le Cooperative, decidere di dirottare denaro agli indagati anziché mettere a disposizione questa liquidità ai dipendenti?

Non sarebbe meglio con questi soldi pagare una maestra del nido anziché gli avvocati al geom. Tarabugi?
E' meglio garantire un servizio come l'asilo o una Agenzia di Viaggi?
Tanto i viaggi li organizza la Polizia Penitenziaria.


giovedì 2 dicembre 2010

Cooperative del Parco: Ricominciamo? - Dino Feliziani risponde.






In merito al nostro post Cooperative del Parco: Ricominciamo? il Dott. Dino Feliziani ci ha risposto:







Anonimo dino feliziani ha detto...
"ma sarebbe bello esseri sicuri che chi deve ristrutturare il nostro territorio avesse tanto tempo a disposizione da dedicare a capire come funziona la nostra terra." 

Sarebbe bastato chiedere quanto tempo sto dedicando alla vicenda e quanto, dal 2004, mi sono preso a cuore i vostri problemi. In ultimo sto lavorando gratis, anche per le spese. 
Cordialità Feliziani

Innanzitutto ringraziamo per l'attenzione e la gentilezza nel voler rispondere direttamente nel blog in maniera trasparente e diretta.
Siamo certi che capirà bene la tensione sociale che attanaglia la nostra comunità, e certamente comprenderà che è per noi necessario vigilare con la massima attenzione su quanto sta accadendo. Se parliamo di Parco, Cooperative e Comune è perché la cosa ci riguarda di persona. Siamo i residenti in primis a dover capire che strade si stiano prendendo, in quanto siamo noi a poter lavorare in questa realtà e la dobbiamo conservare per i nostri figli (un piccolo inciso personale dovuto, lo scrivente, che presiede questa associazione, ha lavorato dal 2004 al 2009 nelle cooperative e per l'AMP).
Lo stesso discorso lo faremmo se una media azienda privata chiudesse, ma a maggior ragione lo facciamo se di mezzo c'è il patrimonio pubblico gestito da cooperative sociali. Se per cooperazione sociale intendiamo realtà che si adoperano nel territorio, per il territorio e occupano gente del territorio. Se parliamo di cooperative che socializzano utili, servizi e competenze e non solo il rischio.
Noi non sappiamo di preciso cosa Lei abbia fatto dal 2004 in poi, il punto è proprio perché non abbiamo idea di cosa sia stato fatto, formalizzato, legiferato, programmato, finanziato etc. Non abbiamo idea di nulla, di convenzioni e di bilanci.
Senza irriconoscenza o astio, che non ci appartengono, oggi non possiamo più firmare deleghe in bianco. Se lo abbiamo fatto prima, ora non possiamo vivere senza sapere tutto, rifiutiamo quindi che chi gestisce lo faccia in una concezione settecentesca per cui "il popolo è sempre adolescente" e a decidere sono sempre i parrucconi. Capirà bene che la posta in gioco per i residenti che basano la loro sussistenza nel progetto Parco o che ne ricevono i servizi è alta. Non possiamo lasciare che la situazione ci sfugga e vada in mani sconosciute, sarebbe ingiusto anche per chi tanto ha lavorato.
Non possiamo stare a guardare senza nessuno che ci informi, col timore che domani appaia la "Global-social-consulting-service" di turno a gestire casa nostra con concessioni, convenzioni o consorzi di cui non si sa nulla di nulla. I ragazzi che lavorano devono essere seguiti per benino ed ascoltati, ci risulta che non siano prese in considerazione voci che chiedono una verifica degli assetti dirigenziali, condizione per moltissimi, a quanto pare, per dare serenità al processo in atto.
Come possibile che c'è gente che da Luglio non prende lo stipendio e adesso viene fuori che non ci sono nemmeno i contributi pagati (Secolo XIX di oggi)? E che lo debbano sapere dai giornali?
Noi non abbiamo pretese o interessi, vogliamo solo seguire attentamente i fatti in corso e tutelare quanto possibile gli interessi e il patrimonio della comunità.
Lei è un tecnico, e le questioni di politica e relazioni con la popolazione giustamente La riguardano meno, ma chi di competenza ha il ora dovere di parlare a tutta la popolazione congiunta, residenti e dipendenti. Da questo piccolo blog facciamo appello al Commissario Cosentino e al Commissario La Rosa che indìcano un'assemblea pubblica e illustrino lo stato di fatto e le prospettive delle cose.
Le rendiamo atto del fatto che Lei stia lavorando gratuitamente per la nostra comunità, Le fa onore. Ma ci permetta una benevola battuta, noi d'ora in avanti a Caval Donato guardiamo in bocca.
Cordiali e sinceri saluti,
a nome dell"Osservatorio Riomaggiore"
Alessandro Palermo

mercoledì 1 dicembre 2010

Chi saranno mai...

Per la gioia di grandi e piccini, per tutti quelli che ci hanno scritto, telefonato e fermato per strada.

Per tutti quelli che morbosamente hanno grattato con unghiette da roditore sul blog, domandando agli amici e ai nemici, nemmeno chiedendosi cosa stessimo scrivendo, o dicendoci se piace o no.

Per tutti quelli che hanno letto, che ci hanno appoggiato e ci hanno mandato messaggi di auguri e benvenuto.

Per quelli che pensavano che ci fosse chissà chi e per quelli che pensano che chissà cosa vogliamo:

Siamo un gruppo di gente varia, lavoratori, studenti universitari, pensionati, marittimi, operatori turistici, disoccupati, pescatori, cacciatori, contadini, e pure tutti incensurati.


Ci batteremo senza tregua per l'interesse di tutti, ma soprattutto per quello dei più piccoli, ai quali la prima cosa che insegneremo è che non si vive col piede sul collo e sotto la cappella di nessuno!
Perché non si vive di solo pane e non c'è prezzo sufficiente a rinnegare quello che pensiamo!
E a quelli che non la pensano come noi diciamo:


Disapprovo quello che dici,
ma difenderò fino alla morte
il tuo diritto a dirlo.
Evelyn Beatrice Hall, The Friends Of Voltaire


Disponibili e aperti a tutti quelli in buonafede, che vogliono contribuire in maniera sana e costruttiva al confronto necessario per rinascita, lo sviluppo e il miglioramento della nostra comunità:

Associazione Culturale Osservatorio Riomaggiore

Consiglio direttivo:

Presidente Alessandro Palermo

Segretario Simone Castiglione

Tesoriere Lea Sturlese

Consigliere Giacomo Natale

Consigliere Giuliano Andreani

Via Telemaco Signorini 506
Riomaggiore




Per incontrare noi e tutti gli altri, per parlare e discutere di quello che potrà essere il futuro, e cercare di capire come possiamo fare il bene del paese dove siamo nati e vissuti non esitate a contattarci.